
I VACCINI, ANDREINA E RITORNO AL FUTURO
Esso fu realizzato nel 1950 e, grazie alla sua diffusione, i casi globali di poliomielite si sono ridotti in breve tempo da centinaia di migliaia a meno di mille.”
Leggere queste parole mi fa rabbia. Una rabbia sorda.
Andreina è nata in Italia nel 1953, in un paese piccolo piccolo sulle montagne abruzzesi dove in quegli anni la conoscenza arrivava in ritardo, dove in quel momento storico ci si accontentava di sapere che la guerra era finita, e questo bastava.
Il vaccino antipolio già esisteva, ma da poco. Per questo motivo Andreina non è stata vaccinata.
Non per incuria, ne’ per ignoranza e nemmeno per scelta. Soltanto per mancanza d’informazione.
Avrebbe potuto correre, Andreina, e saltare, e arrampicarsi. Invece all’età di un anno e mezzo s’è ammalata. Poliovirus. Quello di tipo spinale. Una gamba è stata colpita, e non l’ha mai più sostenuta.
Il vaccino contro la poliomelite è stato reso obbligatorio qualche mese dopo.
Per tutta la vita Andreina ha zoppicato, è riuscita a camminare soltanto portando uno scomodo tutore metallico che sosteneva la gamba destra e una scarpa con un rialzo di quattro centimetri, perché non usandola la gamba era cresciuta un pochino di meno dell’altra.
Per essere indipendente a 18 anni ha subito trovato lavoro come contabile, e ha lavorato tutta la vita. Era una ragazza carina, la guardavano tutti. Non solo perché era carina, però. Quando camminava si faceva notare.
La mia storia d’amore con lei è iniziata nel 1994, avevo appena cominciato a disegnare Nathan Never.
Era elegante e graziosa, con un grande gusto nel vestire, molto delicata, piena di amicizie affezionate.
Aveva 41 anni, e mi innamorai di lei come un ragazzino mentre scartavetravamo insieme un armadio per la sua camera, seduti in terra.
Il suo corpo era tonico e magro, perché non poteva permettersi il lusso d’ingrassare, e aveva la faccia da folletto carino. Assomigliava a Trilli Campanellino.

Quando abbiamo deciso di fidanzarci pensavo avesse una gamba finta, per via del fatto che era sempre rigida e per sedersi toccava una leva che permetteva di piegarla. Invece quel gesto sbloccava il tutore, che è una specie di impalcatura metallica attorno alla gamba che la sostiene quando non è sbloccato.
Andreina ha fatto sempre della sua indipendenza una ragione di vita, ed era davvero difficile stargli dietro. Ma è innegabile che la poliomelite abbia influenzato ogni sua scelta, il suo carattere e tutta la sua vita.
Poteva guidare solo la sua automobile speciale. Con quella però andava ovunque, era inarrestabile. È stato allora che ho imparato a guidare col cambio automatico, ma dovevo invertire i pedali.
Nonostante fosse indipendente anche sulle scale, lei non era troppo disinvolta nel salirne e scenderne più di una rampa o due, quindi spesso nei viaggi e nelle gite rinunciava a certi percorsi panoramici se non c’erano ascensori o alternative a certe barriere architettoniche.

Una mattina, al risveglio, le ho visto il sorriso più bello del mondo. Era esaltata.
“Ho sognato che correvo”, mi ha detto.
Io l’ho abbracciata ma dentro ero arrabbiato con i medici incapaci di insistere degli anni ’50, con chi ha fatto tardi, con chi non ha dato importanza al vaccino che l’avrebbe salvata, con chi in quegli anni lontani ha contribuito a minimizzarne l’importanza anche solo con una scrollata di spalle inconsapevolmente pericolosa.
Anche quella scrollata di spalle superficiale, a volte, può essere contagiosa.
Ero arrabbiato con le istituzioni assenti, che devono invece impedire gli errori di valutazione dei singoli, che devono imporre una profilassi, altro che libero arbitrio.
Sulle epidemie il libero arbitrio puoi esercitarlo solo dopo aver conseguito una laurea in medicina, altrimenti giochi anche con la pelle degli altri, mica solo con la tua.
Eh, le epidemie. Sono sempre esistite, per millenni, mica le hanno inventate le ditte farmaceutiche.
“Una volta si fermavano senza vaccini”– dice qualcuno.
Certo, fermarle era possibile. Bastava morissero tutti, ed era la salvezza per gli altri.
Alla fine le epidemie rallentavano.

“Ho sognato che correvo”.
Io non gliel’ho mai detto, ma da quella volta ho sognato per mesi Andreina che correva, felice, in una vita normale in cui nessuno era arrivato tardi.
La nostra relazione è durata due anni e mezzo. Quando ci siamo lasciati siamo rimasti buoni amici e oggi proviamo ancora tanto affetto.
Oggi, nel 2018, Andreina ha 65 anni, è ancora molto carina con la sua faccia di Trilli Campanellino e il suo sorriso con le fossette. Vive serena da anni con il suo compagno Guido, che conosco e che la ama. Non ha mai avuto figli, e non posso escludere che la poliomelite abbia condizionato le sue scelte anche in tal senso.
Credo, spero e temo che ogni tanto ancora sogni di correre.
A me rimane la rabbia sorda contro quel virus che l’ha incontrata nel 1955 quando era piccina, quando l’Italia era in ritardo.
Avrei voluto essere Marty McFly, andare indietro nel tempo e tornare in quell’anno a impedire quell’incontro.

Leggo in questi giorni che il web amplifica timori poco scientifici circa le vaccinazioni, presunti pericoli e teorie complottiste.
Che le multinazionali farmaceutiche si arricchiscano vendendo vaccini è verissimo.
Anche la Michelin e la Good Year si arricchiscono vendendo pneumatici.
Scegliereste di viaggiare con le gomme lisce e vecchie ritenendo l’importanza di quelle nuove parte di un complotto per vendere di più?

Che i vaccini siano inutili o addirittura pericolosi è falso e deviante.
Questa pseudo cultura che insegna ad evitare i vaccini, questa si che è pericolosa.
Grazie ai vaccini finora sono state debellate per sempre e mondialmente già due malattie: il vaiolo, nel 1978, e per la peste bovina, nel 2012.
Anche la poliomelite risulta quasi debellata, ma esistono ancora dei focolai, guarda caso in nazioni del terzo mondo, dove la cultura arriva un pochino più tardi.
O in Paesi dove c’è la guerra e le risorse scientifiche sono indirizzate verso altro.

Non mi sarei mai aspettato che in Italia il web potesse veicolare tanta ignoranza, anziché cultura e conoscenza.
Ai superficiali, ai complottisti, a chi vede sempre il lato oscuro delle questioni, io dedico la storia di Andreina.
E ancora provo la mia rabbia sorda verso chi sta giocando coi fiammiferi senza sapere su che polveriera sia seduto contribuisce a minimizzare l’importanza dei vaccini anche solo con una scrollata di spalle superficiale, credendosi alternativo, bastian contrario, diversamente intellettuale.
Senza rendersi conto che sta proponendo la scelta ottusa dei Paesi più retrogradi del terzo mondo, ispirando una visione superficiale inconsapevolmente pericolosa degna di un paesino sperduto tra le montagne di sessant’anni fa.
Bastava qualche mese, e la coscienza e il sapere sarebbero arrivati anche là.
Per poi andarsene di nuovo, oggi che c’è il web, oggi che basterebbe un click per conoscere, sapere, salvare tante altre Andreina.
Oggi che si condividono sul web solo scemenze, faccette e frasi a effetto, oggi che tutti digitano ma pochi imparano.
Condividete anche questo, allora.
Io non sogno più che Andreina corra, oggi sogno che corra la mente un popolo ignaro e disarmato, che sa solo cliccare ma non sa più riflettere.
Andrea Cascioli.

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