Non è una Festa.
Non c’è nulla da festeggiare, nessun augurio da fare.
Sarebbe ora di smettere di trattare questa data come fosse un compleanno.
È una Giornata internazionale per ricordare i pari Diritti, spesso violati, in molti Paesi del mondo.
Gli auguri sono fuori luogo.
Per il futuro auspico meno mimose e più rispetto.
Se continuate a leggere spiego meglio il perché…
OTTO MARZO SENZA AUGURI
di Andrea Cascioli
Care amiche, donne, ragazze, bambine
non vi faccio gli auguri.
C’è stato un tempo in cui la Giornata della Donna aveva un motivo.
Oggi meno ma forse il motivo c’è ancora.
Per questo, credo, c’è ancora bisogno di questo simbolo.
Ma non dei miei auguri.
Non è una Festa, è una Giornata, ha senso di essere esclusivamente intesa come tale.
Proprio perché esiste ancora quell’orribile cosa che è il “soffitto di cristallo”, proprio perché troppo ancora succede che un mondo maschilista faccia differenze, spesso discriminanti, a volte violente, a volte misogine, a volte con attinenze sessuali.
Ma nel mio, di mondo, quello intellettualmente mio, questo non accade.
Nel mio mondo, anche nella percezione negativa, se una donna è stronza le dico stronza, se è cattiva le dico cattiva, se penso sia incompetente o infida le dico incompetente o infida.
Non mi permetto di usare insulti a sfondo sessuale, che già per questo sono un insulto.
Li trovo banali e monotoni, soprattutto irrispettosi.
Per l’otto Marzo, quindi, non vi faccio gli auguri.
E non lo farò finché esisteranno l’infibulazione, il soffitto di cristallo, la negazione del sacerdozio alle donne e soprattutto la fila davanti alle prostitute di notte e due pesi e due misure di giorno.
La Giornata della Donna forse ha effettivamente motivo d’esistere ancora.
Paradossalmente, proprio per questo, non c’è proprio (ancora) nulla da festeggiare.
Non nel mio mondo intellettuale.
“È una giornata-simbolo. Dovrebbe risvegliare le coscienze” – qualcuno dice.
“Non dovrebbe esservene bisogno: tutte le persone hanno diritti” – qualcun altro dice.
“Parlare dei diritti delle donne anziché delle persone è già quella una forma di ghettizzazione” – si afferma.
In linea teorica.
Questi giusti motivi esistono però solo nella percezione personale (di certo anche nella mia), per questo poco più su ho parlato del mio personale universo intellettuale.
Nella realtà, invece, non è sempre così, ed userò un esempio: in un mondo giusto tutti hanno diritto a votare, ma se in un’orribile cultura ingiusta alle persone con le orecchie piccole ciò fosse assurdamente impedito, vietato, allora in quella cultura becera, in quel mondo brutto e ingiusto avrebbe senso un Movimento per i Diritti delle Persone con le Orecchie Piccole.
Che, ovviamente, in un mondo giusto non avrebbe senso.
Quanto alla Festa delle Persone dalle Orecchie Piccole, beh, in quel mondo ingiusto sarebbe paradossale: un simbolo necessario ma certamente una ridicola farsa festosa per fingere, solo per un giorno, di essere quel mondo giusto che ci si vergogna di non essere.
E in qualche modo festeggiare quindi, solo in quelle 24 ore, l’ingiustizia degli altri 364 giorni.
Ecco perché nel mio personale universo intellettuale la parola Festa risulta inutile quanto fare gli auguri.
“Buon non sei uguale, ma oggi si”.
Se ci pensate in questi termini, è un augurio insensato, aberrante.
Ed ecco perché ne parlo, perché credo che l’otto Marzo sia un simbolo, un’occasione per esternare (sarebbe preferibile più spesso) ma non un giorno in cui fare gli auguri.
Non è una Festa: è una Giornata, è la denuncia di un crimine contro mezza umanità.
Come se nella Giornata della Memoria uno facesse gli auguri agli ebrei.
Non mi sembrerebbe proprio il caso, sarebbe stridente e disdicevole.
Niente auguri, quindi.
Magari potremmo invece cominciare a smettere di insegnare ad andare a prostitute ai nostri figli.
Succede ancora, mentre alcune mamme sorridono, da un lato, falsamente distratte ma in fondo semi-orgogliose, senza intervenire, che “…dai, lascia fare, sono cose da uomini…”
E alla figlia femmina insegnano a rifare il letto, al maschio no, glielo rifanno loro.
La vera parità, nel mio universo intellettuale, è ripartire anche le responsabilità in egual misura.
E questo attuale stato di cose è una reponsabilità di entrambi i sessi.
Entrambi potremmo dedicarci a questo pensiero.
Offrire meno mimose e più rispetto.
Dal nove Marzo, per esempio, tutti i giorni.
Mi accorgo di quanto un Paese sia civile da come tratta i diritti.
Di tutti.
Che siano degli animali, dei bambini, delle donne, degli omosessuali, degli anziani, dei malati.
Vogliate condividere, se volete, se potete, se credete.
Grazie.
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ETICO, BISBETICO, FRENETICO, PATETICO
© Andrea Cascioli 2015-2016
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L’ha ribloggato su Fioridicartae ha commentato:
Non c’è nulla da festeggiare oggi.
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