OGNUNO PUÒ MANGIARE QUEL CHE VUOLE.
Non limitatevi a leggere solo le frasi della foto.
Continuate la lettura, non parlerò di cose orribili, ma di un approccio culturale, responsabile. Anche religioso.
L’argomento principale che tratto in questo post non riguarda la carne o l’alimentazione, ma riguarda l’indifferenza.
Ognuno può mangiare quel che vuole.
Anche se sarebbe più realistico (ma meno gradevole) dire che ognuno può mangiare CHI vuole.
Ma questo può sembrare polemico, e non voglio dare questo messaggio.
Parlo solo per me, della mia scelta, tuttavia nemmeno intendo esprimermi male in italiano solo per edulcorare un concetto scomodo: se mangio un cosciotto del mio gatto Maybe, non sto mangiando una cosa.
Sto mangiando Maybe.
Quindi, ognuno può mangiare CHI vuole, però io scelgo di non mangiare nessuno.
L’argomento principale che tratto – dicevo- riguarda l’indifferenza.
Vale anche per altri ambiti, dalle mafie al bullismo nelle scuole, dai bambini abusati alla corruzione, dall’immigrazione all’omosessualità, dai canili agli abbandoni, dalle guerre alle disabilità, dal narcotraffico al terrorismo.
L’agnellina della foto è quasi solo una scusa.
Ma aiuta a capire chi siamo, che scelte facciamo, che cosa inseguiamo.
Ora, manca poco a Pasqua.
Mi piacerebbe che questa foto e questo mio post continuassero ad essere condivisi. Anche da chi li ha già condivisi l’anno scorso, per diffonderli il più possibile, per riproporli proprio in questi giorni.
Mi piacerebbe che a condividerli nuovamente non fossero solo vegetariani e vegani e animalisti, ma anche chi mangia hamburger e polpette, perché questo è un post contro l’egoismo e l’indifferenza, non contro il cibo.
Mi piacerebbe la condivisione (non il “mi piace”) anche da parte di chi non la pensa come me, ma non vuole vivere in un mondo soffocato dall’indifferenza.
Per favore, dopo aver letto vorrei che tornaste a cliccare il tasto “condividi”, per diffondere e far conoscere questo punto di vista culturale.
Parlerò anche di religione, perché alcuni cavillano riferendosi a una “tradizione religiosa”, ma questo non è nemmeno un post a carattere religioso.
L’abbacchio è un agnellino, un cucciolo di 21 giorni destinato a morire, allevato per quello.
Con tutte le tradizioni religiose giuste (che non vengono rispettate) scegliere di seguire solo questa (che è la più inutile) è una sciocchezza.
“Agnello di Dio che togli i peccati dal mondo” non significa che devi andare in macelleria e mangiartelo, significa che Dio è come un pastore e che suo figlio è come un suo agnellino. Come tutti noi, che siamo i suoi agnelli.
Indifesi, da proteggere.
Stravolgere questo significato vuol dire fregarsene dei contenuti e badare solo al proprio comodo.
Prendere alla lettera e non capire il significato è la differenza tra una cultura e il nozionismo.
Ecco perché affermo che questo articolo abbia una motivazione culturale, e non sia solo “alimentare”.
Volete festeggiare Dio? Offritegli qualcosa di vostro, magari un gesto d’Amore.
A Lui piace.
Invece di offrirgli la morte sofferta dell’agnellino, (che mangiare l’abbacchio piace a voi, mica a Dio).
Pure Cristo si rifiutò di condurre il suo agnello al Tempio.
Aveva il suo perché: quel sacrificio gli sembrava crudele, inutile, irrispettoso nei confronti della Vita.
Dite basta.
Per Pasqua fatevi uno sformato di patate e funghi porcini.
Adesso aspetto un S.P.P. (Solito Polemico Pretestuoso) che cavillerà dicendo che non gli piacciono i funghi o che anche le patate sono vive.
Che “si è sempre fatto”, che è giusto per questo.
Incontrare quell’ S.S.P. non è raro, ed il suo problema è che con queste battute è convinto di essere brillante, oltre che nel giusto.
Non vuole vedere, non si rende conto quanto sia lontano da Dio.
“Si, ma è così buono da mangiare, “l’abbacchietto”. E poi mica lo ammazzo io, lo fa qualcun altro, le mie mani sono pulite e quindi anche la mia coscienza”.
Se fosse così, non si vergognerebbe a far vedere questa foto a suo figlio quando gli mette l’abbacchio nel piatto.
E dirgli che è un agnellino, che “abbacchio” sembra un’altra cosa, meno viva di un cuccioletto di 21 giorni.
Mi chiedo quanto sia contento Dio di questo tipo di atteggiamento mentale.
Quanto lo sia Papa Francesco, che tanto piace alle persone anche perché si chiama come quel Francesco che parlava agli animali.
Insomma, questo non è nemmeno un post sulla religione (ma l’S.P.P. lo penserà, cavillando): questo è un post sull’egoismo, sull’indifferenza, sulla capacità umana di riuscire a nascondersi pretestuosamente dietro a 100 motivazioni ridicole per non dire “sono un egoista, non me ne frega niente della sofferenza altrui, io penso solo al mio personale vantaggio e guardo solo nel mio piatto. E poi è sempre esistito, si è sempre fatto”.
Ignavi, noi siamo. In puro stile “Ponzio Pilato”.
Oh, non succede solo con l’agnellino; succede anche con la Terra dei Fuochi, con l’infibulazione, col turismo sessuale, con la deportazione, con le mafie, con la corruzione, con il bullismo, con le guerre, col terrorismo fanatico, con cento argomenti per i quali si possa voltare la testa dall’altra parte.
Succede finché esiste il Solito Polemico Pretestuoso, con le sue battute, con i suoi cavilli, con le sue convinzioni inamovibili, con il suo spostare il discorso per non affrontarne l’essenza, con il suo “anche le zucchine soffrono, no?”.
Le chiacchiere stanno a zero.
L’abbacchio è un agnellino di tre settimane e Dio se ne frega di una tradizione barbara basata sull’indifferenza e la crudeltà.
Non gli appartiene. Appartiene a noi, non ha nulla di superiore.
È una tradizione di origini pagane, di quando eravamo pastori e sacrificavamo (rinunciandovi) la nostra ricchezza (il bestiame) convinti che i favori degli dèi si potessero comprare.
Oggi questa cosa viene portata avanti per puro egoismo: dai consumatori per abitudine alimentare (altro che rinuncia, se lo mangiano!), dai macellai per puro egoismo di arricchirsi.
Ma quale tradizione religiosa?
Dio non c’entra nulla con questa strage, come non c’entra col terrorismo, o con l’infibulazione o con altre nefandezze umane.
Si tratta solo di umani che fanno finta di avere una scusa, che invocano tradizioni e quant’altro occorra per non dire che l’interesse è un’altro, molto più egoista, terreno, menefreghista o semplicemente inerte.
Tolte le chiacchiere, le battute, i trucchetti della coscienza, le tradizioni inventate da macellai arricchiti, quello che rimane sono tre milioni di cuccioli trasportati vivi al macello dentro a TIR di deportazione, con le zampe spezzate per occupare meno spazio e caricarne il più possibile, che urlano per tutto il viaggio e poi finalmente vengono ammazzati e impacchettati per finire sulle nostra tavola con un nome diverso, per farci sentire meno in colpa.
E adesso che il Solito Polemico Pretestuoso ci si sente, in colpa, può levarmi pure dalle sue amicizie, cancellarsi dal mio blog, raccontare a se stesso che sono strano, vegetariano, fanatico, che sono cambiato, che sono diventato un predicatore.
Però io l’abbacchio non lo mangio da quasi vent’anni.
Perché per me è un agnellino di 21 giorni, come quello in questa foto.
Deve vivere, saltare, correre e brucare l’erba.
Deve crescere e diventare un animale adulto.
Mi occorre che questo accada, per sentirmi io un umano adulto che non volta la testa.
Parlo per me, e questa è la mia scelta.
Quanto a voi, ognuno può mangiare CHI vuole, però io scelgo di non mangiare nessuno.
Buona Pasqua. In piena coscienza.
Culturale, o religiosa, o alimentare che sia.
Andrea Cascioli.
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Nel 2014 il consumo di agnelli è calato del 13% rispetto al 2013.
L’anno scorso (2015) del 50%.
L’uomo nella foto è Bruno Bozzetto, il famoso cartoonist.
L’agnellino che ha in braccio è una femminuccia e oggi vive nel suo giardino con i suoi cani.
Si chiama Frau Pecora.
Se gradite questo mio scritto, per favore non mettete un “mi piace”, perché sarebbe molto più utile una condivisione; potete farla cliccando sulla foto in cima a questo articolo.
Le condivisioni sono già migliaia.
Servissero anche a salvare solo un agnellino, ne sarebbe valsa la pena.
Qui di seguito, cliccando su questo link in basso, potete vedere Frau Pecora che è diventata adulta e salta felice nel giardino di Bruno Bozzetto:
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ETICO, BISBETICO, FRENETICO, PATETICO
© Andrea Cascioli 2015-2016
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