I PENNARELLI

Carioca

I PENNARELLI

Ci hanno fatto diventare pittori, copertinisti, disegnatori, fumettisti, fashion designer, scenografi, progettisti, illustratori, vignettisti, designer di mobili, di arredi, di automobili, di biciclette, di oggetti e tutto quelli che c’è di meglio in Italia.
Ci hanno fatto diventare Artisti. Ecco.
Quando ero bambino detestavo quando si scaricavano.
Oggi che sono grande scopro che si scarica molto più spesso il mio telefonino.
Usateli ancora, non c’è solo l’elettronica.
Regalateli ancora, non c’è solo la playstation.
Ai pennarelli Carioca io dedico il mio ringraziamento.
Ho letto in questi giorni che oggi cambiano proprietari: la celebre fabbrica di colori di Settimo Torinese, infatti, passa nelle mani della famiglia Toledo e si prepara a fare il salto nello scenario mondiale.
Il 2 Maggio si è conclusa la procedura di concordato preventivo di Universal Spa, che è stata acquistata, dopo il risanamento, da Carioca Spa, una nuova società, costituita e controllata dalla Zico Holding.
I pennarelli Carioca erano stati inventati da Alessandro Frola, l’imprenditore che a metà degli anni Cinquanta aveva fondato la Universal, da cui pochi anni dopo erano nati i marchi Carioca e Corvina, diventati presto brand noti in tutto il mondo: l’85 percento della produzione viene esportato in 60 Paesi.
Oggi, noi ragazzini di ieri, siamo grandi, noi disegnatori siamo diventati professionisti del tratto, sottile e calibrato, abbiamo cambiato marche, ci siamo spinti oltre oceano, abbiamo provato prodotti professionali giapponesi, cinesi, tedeschi, americani…
Di ogni marca, di ogni tipo o colore, resta il fatto che ogni disegnatore quando cerca il proprio pennarello non lo trova mai.
Sappiatelo. Li amiamo e li odiamo al contempo.
Eh, io non faccio eccezione.
Esterno il mio amore-odio verso questi oggetti, scherzosamente, con un racconto dal sapore ironico ed è un tributo al fatto che hanno riempito la mia vita.
Ne ho persi a decine.
E a volte mi sorprendo a pensare che “coi Carioca non mi succedeva”.
Se li avete usati, se li avete amati, se li avete ricevuti in dono o li avete regalati, condividete questo mio articolo.
Sono diventato creativo da bambino, con i pennarelli Carioca.
A loro e a voi dedico il mio breve racconto sui pennarelli che potete leggere qui sotto.

Andrea Cascioli.


Ecco, sono di nuovo solo.
Un disegnatore solo, spaesato, mi guardo intorno freneticamente, li cerco disperato, ma non vedo, non trovo, annaspo, sconfitto, mi perdo nel vuoto del mio nulla, l’Oscuro Sortilegio mi rende ancora solo.
Sono subdoli.
Non fidatevi di loro.
Nei negozi si fingono carichi e propositivi.
In questo modo conquistano la nostra fiducia.
Li portiamo a casa e appena li riponiamo nel bicchiere, a testa in giù per non contrariarli, già cominciano a dimostrarsi stanchi, scarichi: contrariamente alle belle promesse iniziali, nulla scorre fluido.
La notte, se tendete l’orecchio, li sentite saltare dal bicchiere e strisciare rasenti i muri per raggiungere impossibili nascondigli sotto poltrone e in angoli nascosti.
Allungate la mano per toccare vostro il gatto o il cane: lo sentirete a fianco a voi, innocente e addormentato.
Assolvete il vostro animale domestico: non è stato lui.
Tutti i disegnatori del mondo conoscono l’Oscuro Sortilegio che sin dal tempo di Yellow Kid e Little Nemo condannò i Pennarelli a vagare senza meta per improbabili percorsi domestici.
Da allora, per oltre un secolo, essi hanno vissuto di una vita propria, trascinandosi come zombie privi di volontà ma con la precisa istruzione di fuggire e nascondersi.
Nessun disegnatore, mai, nemmeno il più bravo, è al sicuro.
Non importa quanti ne possegga o che scorte possa avere in serbo.
Sono Pennarelli: esistono per fuggire, si realizzano nel non essere trovati, è la loro natura.
È ineluttabile.
A nulla vale ritrovarli e il grido di trionfo “Ah-ah, ecco dov’era!” è solo l’esternazione di una patetica illusione.
Per ognuno ritrovato, altri venti stanno nascondendosi.
Dopo più di cent’anni di narrativa disegnata, i Pennarelli hanno acquisito un know-how imbattibile, hanno conoscenze inaudite, una rete fittissima di possibilità e una conoscenza incredibile di nascondigli.
Hanno mappato tutte le case del mondo, si muovono anche in verticale, trasversalmente, su vari piani degli edifici.
Raggiungono ormai i piani più alti, hanno conquistato attici e perfino terrazze, ma anche le profondità delle cantine più irraggiungibili.
Essi sono ovunque.
Per loro l’occultamento non è più una missione, è diventata una ragione d’esistenza.
Hanno lentamente conquistato il mercato, eliminato i pennelli e la boccetta d’inchiostro di china, per conquistare la nostra fiducia.
La resistenza è inutile.
Nemmeno lusingarli vale.
Essi fuggono, nascondendosi, a prescindere.
Scrivo queste righe vergandole con una tastiera vecchia di quattordici anni, affidandole al destino del web.
A voi che le leggerete affido la Conoscenza di come sia successo tutto ciò, dei motivi reali per i quali la razza umana sia passata all’elettronica, alla tavoletta grafica, alla Cintiq.
Ma è solo questione di tempo.
Anche la penna ottica della mia Wacom sta imparando.
Ieri pomeriggio l’ho ritrovata in frigorifero, nel contenitore del burro, incartata nel domopack, in un patetico tentativo di fingersi un bastoncino di liquirizia.
Sì, è solo questione di tempo.
Anche voi sarete soli.
Saremo tutti soli, a guardare un bicchiere vuoto.
È così che finirà.
Per colpa dei Pennarelli.

Andrea Cascioli.

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