IL TRUCCO DELLE TRE CAREZZE

DSC00025IL TRUCCO DELLE TRE CAREZZE.
(La storia di un amore profumato.)

di Andrea Cascioli.

Il profumo più bello della mia vita è stata la presenza per 13 anni di Colomba.
È stata il mio sole. Ha illuminato la mia anima come nessun animale, e per certi versi nessuna persona.
Colomba era un’anima gentile che mi ha lasciato il 14 Maggio del 2013.
Quando era piccina ed aveva tre mesi mi ha trovato per strada, il 20 Agosto del 2000. Lei era molto malata ed aveva un occhio che le pendeva fuori dall’orbita, ormai scoppiato, per via di un virus.
Questo non le ha impedito di fare le fusa e strusciarsi serena, perché era felice di avermi incontrato.
Vederla così contenta con un occhio di fuori mi ha fatto capire che spessore avesse la sua anima.
Non ho provato orrore o schifo, ma molta ammirazione per quella micetta così capace di essere felice. L’ho presa con me.
L’ho fatta operare, e tolto l’occhietto. Ho curato l’altro.
Non sapevo ancora che mentre la aiutavo, lei aiutava me.Foto(212)
Mi accompagnava ovunque.
Andavo spesso a disegnare Nathan Never al lago di Castelgandolfo.
Se volevo passeggiare sulla riva la lasciavo sull’alberello, sulla spiaggia, sdraiata all’incrocio dei tre rami principali, a un metro e mezzo d’altezza, e le dicevo “aspettami e non scendere“.
Andavo a passeggiare, chiaccherando col mio amico Vanis, e lei guardava il lago, le persone, gli uccellini, ci osservava passeggiare col suo occhietto curioso, anche per ore, e ci aspettava, tra le foglie del suo alberello.
Non si allontanava, Colomba mi ascoltava sempre. Bastava che io le parlassi sottovoce per vederla rotolarsi e cominciare a fare le fusa.
Amava molto l’alberello, le piaceva sentirsi semi-nascosta tra le foglie, convinta di essere al sicuro su quel ridicolo albero basso e buffo.
Oppure sotto il mio lettino pieghevole, all’ombra, mentre io, sopra, disegnavo al sole.Foto(418)
A casa le piaceva guardarmi lavorare e starmi vicina, sul tavolo da disegno, sdraiata sui fogli.
Nonostante le mancasse la visione dal lato sinistro non ha mai rovesciato la boccetta dell’inchiostro di china, era molto attenta, aveva capito che quella sul tavolo da disegno era una situazione delicata.
Colomba ha “supervisionato” con le sue zampine ogni tavola di tutte le mie storie di Nathan dal numero 117 al numero 266.
Amava anche fare naso-naso. Ed è il gesto che mi manca di più.532188_3579457890354_1538177128_n
Mi aveva dato un nome e mi chiamava Gnurmàur; va pronunciato con tono interrogativo con l’accento sulla “a”.
Faceva, come tutti i gatti, vari tipi di miagolii, a seconda delle occasioni. Però “Gnurmàur” lo usava solo per chiamarmi, o quando ero lontano e voleva che mi avvicinassi, o quando voleva la mia attenzione.
Ma più di tutto, il gesto della zampa era il suo gesto tipico: quando era attenta la teneva tesa, immobile.
Era un gesto che da piccola le serviva per capire quanto fosse distante una persona o un oggetto, perché non aveva la visione stereoscopica per via dell’occhio mancante: allungava la zampina per capire se l’oggetto fosse piccolo e vicino oppure grande e lontano.
Crescendo negli anni aveva imparato, e non aveva più bisogno di quel gesto, che le era rimasto come un’abitudine: teneva la zampa tesa davanti a sé, per minuti, spesso mentre faceva le fusa, era diventato un vezzo dolcissimo.2012-06-03 09.54.54
Colomba è stata ovunque io abbia abitato: a Roma, come a Pavia, a Porto Rotondo come in Umbria, a Fiano, a Velletri; ovunque io abbia viaggiato Colomba e gli altri mici erano con me.
Giocavano felici e si volevano bene.
Sono riuscito a fare in modo che i suoi problemi di salute e la sua menomazione non invalidassero mai la sua vita o le provocassero sofferenza.
Non ha mai percepito la sua condizione di handicap, Colomba ha condotto una vita di ottima qualità: per 13 anni ha giocato felice, ha corso per prati, ha acchiappato prede (che mi ha sempre portato, le prendeva per regalarmele) ed ha avuto in me la mamma che aveva perduto.53511
Non ha mai più provato il dolore o la solitudine: ha giocato, socializzato, e ogni volta che volevo accarezzarla le ho fatto tre carezze: una per quando non c’ero, una per il presente, ed una per quando uno di noi sarebbe rimasto solo.
Quello delle Tre Carezze è stato un buon trucco, un trucco di cui sapevo avessimo bisogno entrambi, lei per il presente, io per il futuro.
Ogni mattina abbiamo avuto il nostro buongiorno, ed ogni sera la nostra buonanotte, perché aveva il concetto del saluto e dei baci.
Quando era piccina mi svegliava con dei morsetti sul naso.
Io, assonnato, la facevo volare dal letto e in breve tempo ha imparato che avrei gradito un risveglio più dolce.
Così, una volta cresciuta, ogni mattina Colomba aspettava che io mi svegliassi, pazientemente.
Ogni volta che aprivo gli occhi quello che vedevo era la sua faccetta, curiosa, che mi guardava, sopra di me. DSC00073
Non ho mai capito da quanto stesse ad osservarmi e ad aspettare.
Ma per 13 anni, ogni mattina era lì, venti centimetri sopra di me, ad aspettare di darmi il buongiorno, in paziente attesa. E cominciavano le fusa e le coccole. Naso-naso. E caro-caro con la zampa sulla mia guancia.
Ogni sera, quando andavo a letto, ovunque lei fosse in casa, lei mi raggiungeva.
Pure se dormiva, si alzava apposta ed arrivava.
Anche se ero al buio, sentivo le sue zampette camminarmi addosso con passo leggero e il rumore delle sue fusa avvicinarsi.
Colomba mi faceva una carezza sulla guancia e un morsetto leggerissimo sul naso.
Ma proprio leggerissimo, giusto il gesto. Un bacetto.
Poi andava via, a dormire ai piedi del letto o in un’altra stanza.
Tu-tump, sentivo. Ed era andata.
Non c’è stata notte in cui Colomba abbia saltato questa dolcissima buonanotte, anche quando era vecchia e malata. Non una.
Tranne la sera del 13 Maggio 2013.
Così, sapendo che era molto malata, ho capito.
Il giorno dopo fu il suo ultimo giorno; Colomba non ce la faceva a stare in piedi, si accasciava come un sacco vuoto, ma non ha provato dolore, solo tanta stanchezza.
Ha aspettato Antonella, la mia ex moglie.
Quando l’ha vista le ha parlato tanto e poi quando lei è andata via si è finalmente addormentata, da sola, senza bisogno di eutanasia, senza soffrire, con me vicino, che le tenevo la zampetta e le dicevo parole dolci.
Fino al giorno prima, finché poteva, faceva le fusa. Felice come è sempre stata.
Ora, forse, avrà rincontrato finalmente la sua vera mamma.
Ma per 13 anni è stata convinta che la sua mamma fossi io ed ho provato ad essere all’altezza di questo ruolo regalato.Colomba Tomba Gazebo

Nel giardino di Antonella c’è un angolo fresco e appartato dov’è stato piantato un nuovo ulivo. Lì sono seppelliti Blu e Trippy.
E Colomba dorme proprio vicina al nuovo ulivo, che un giorno diventerà come “l’alberello” che le piaceva tanto quando era piccina e sul quale mi aspettava, paziente e felice.
È un posto bello, quel pezzo fresco del giardino, dove mai nessuna ruspa verrà per costruire.Colomba Tomba 1
Lì potrò andarla a trovare, anche da vecchio, senza timore di trovarci un fast food o un parcheggio.
Quel giovane ulivo un giorno diventerà un alberello, forse sui suoi rami ci sarà un nuovo gattino buono buono a cui dire “aspettami e non scendere”.Colomba Tomba 2 web
Non ho bisogno di credere nel Ponte dell’Arcobaleno: io l’ho costruito e Colomba ci ha vissuto sopra per 13 anni bellissimi.
Adesso, a ricordarla, scrivendo sui tasti bagnati di gocce stupide, non provo dolore e nemmeno rammarico. Mi commuove soltanto l’idea che sia stata così tanto felice; se lo meritava, e sono molto emozionato a scrivere di lei e a pensare che abbia avuto una vita così lieta.
Questo oggi mi rende sereno; l’Agosto successivo ho iniziato un nuovo percorso e ho adottato legalmente dal Comune di Roma due micetti sequestrati, vittime di maltrattamenti, Stevie Stivaletti e Bruno Gattone.
Li ho amati tanto.
Stevie era cieco, epilettico e doveva morire, ma per due anni e quattro mesi, dopo molte cure, è stato salvo e qualcosa intravedeva.
Stevie é morto troppo presto, il 25 Ottobre 2015, fino a quel giorno è stato felice. Su internet è stato molto amato, la sua storia è stata seguita da migliaia di persone.
Bruno da piccolo è stato buttato da una finestra, ma oggi le sue fratture sono guarite, è felice e si fida, si abbandona in braccio senza paura.
È il micio più buono dei 61 che ho avuto, dormiamo abbracciati ogni notte e anche lui fa le fusa appena gli parlo. Non credevo di provare nuovamente tanto amore.
Oggi si sono aggiunti Gregoria e Maybe.
Il Progetto Stevie Stivaletti fino ad ora ha salvato e aiutato 122 gatti in fin di vita.
Ma Colomba è stata la mia bambina, anche se a tempo determinato.
È stato realmente così, perché vera è stata la percezione di questo, da parte di entrambi, più della realtà oggettiva. E una figlia non si rimpiazza, che sia davvero tale o soltanto percepita.
Sono passati tre anni, oggi, 14 Maggio, ma ancora sento che con lei è andata via la parte migliore di me.Colomba 01-05-2013 ricovero
Non ti dimentico.
Mi manchi, Colomba, ma nonostante questo mi sono accorto che non sei mai sparita completamente.
Certe persone, certi animali, certe anime, sono capaci di fare uno strano gioco di prestigio.
Consiste nel riuscire a rimanere pur andandosene.
E nel fare questo incredibile trucco, paradossalmente, all’inizio risultano ancor più dolorose da pensare, stringono forte forte il cuore, in una morsa che induce a supporre che sarebbe meglio dimenticare, allontanare il ricordo; quasi a credere che sarebbe meglio non fossero così presenti, ancora.
Provare questo dolore forte è in realtà una grande fortuna.
Perché succede quando quell’anima non riesce ad andare via, e rimane attaccata alla nostra, che all’inizio fa male, ma è una promessa di accompagnamento.
Occorre solo un po’ di tempo per capire che proprio quel dolore certifica che in realtà non se ne è andata. Non veramente. Non per sempre.
No, non ti dimentico, Colomba.
La tua eco è ancora presente, come fu nell’improbabile unico occhio appannato di Stevie, oggi lo è nell’esuberanza di Maybe, nell’abbraccio buono e spontaneo di Bruno Gattone, nella riservatezza di Gregoria, nella dolcezza timida di Moltocarina che ti ha cercata tanto quando sei andata via, nel loro destino di serena felicità insieme.
Nelle Quattro Carezze che ogni volta faccio a ognuno di loro.
Sì, sono aumentate.
La quarta, adesso, è per te.
E per me che ancora ho bisogno di fare naso-naso e per questo li salvo tutti, e non mi basta, non mi basta mai.

Gnurmàur.


AGGIORNAMENTO MAGGIO 2020:

Dalla morte di Colomba sono passati 7 anni.
Il 25 Ottobre 2015 all’età di 2 anni e 4 mesi è morto anche Stevie Stivaletti.

Ma dopo 6 giorni ho salvato Maybe, che era cieco e stava morendo per la gastroenterite.
Dopo trasfusioni, terapia intensiva, cure agli occhi e un’operazione all’occhio destro Maybe oggi è grande, salvo e ci vede benissimo; i suoi occhi sono perfetti, ed è sopravvissuto al Parvovirus (la gastroenterite).
Maybe è il primo gattino salvato dal Progetto Stevie Stivaletti. Adesso, nel 2020, ha cinque anni.
A lui, nella mia casa, si erano aggiunti Gregoria, Fortunello che ho salvato in Abruzzo poche ore prima del terremoto di Amatrice e il cieco Pallino Pallone che oggi qualcosa vede, come fu per Stevie.
Bruno Gattone li ha curati tutti, e per tutti loro è stato una mamma.
Fino ad oggi i gatti aiutati, curati o salvati dal Progetto Stevie Stivaletti sono stati 186.
Nonostante il Covid-19 quest’anno altri 88 sono stati aiutati consegnando un collirio all’interferone dallo speciale dosaggio (viene dalla Svizzera) e l’integratore a base di lisina.
Entrambi vanno usati in associazione con i farmaci prescritti dagli oculisti, e va sempre informato il medico di riferimento.
Le percentuali di miglioramento sono significative, i gatti guariti sono parecchi, oltre il 75%.
Tutto questo accade in memoria di Colomba e di Stevie Stivaletti, se loro non fossero morti tutti gli altri non si sarebbero salvati.
Questa consapevolezza rende meno dolorosa la loro morte, frutto di un trucco inventato per darle un senso, e per non scrivere la parola “fine”.
Viviamo di trucchi, di carezze e di spiegazioni, vere o inventate, per dare un senso a cose senza senso.
Il dolore è una parete dal colore triste, e la mente è un secchio di vernice che può coprirla e ricolorarla regalandole un perché.
Trovate il vostro colore e date un senso a quella parete brutta.
Regalatevi un perché.

Andrea Cascioli, 14 Maggio 2020.

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5 commenti

  1. E’ puro. Quel dolore a cui non possiamo rinunciare.
    Abbiamo qualcosa in comune: anche io ho avuto la fortuna di essere scelto, qualche giorno prima del Natale 2010, scelto nel tipico gelo dell’Alto Monferrato; c’erano tanti mici, tutti siamesati. Ma lei senza avermi mai visto prima, è uscita di casa correndo, mi ha girato intorno due volte e poi si è sbattuta a terra sul gelido cemento a pancia all’aria. L’ho presa in braccio e non l’ho più lasciata. Non sapevo che sarebbe successo, ma sentire le sue unghie leggere sul dorso della mano, sentire le sue fusa repentinamente dolci e sopratutto guardarla negli occhi, mi ha reso impossibile rimetterla giù. Sbattersi per terra era una sua specialità: aiutata dalle zampine non proprio altisime, eseguiva la manovra su entrambi i lati con una tecnica da perfetta judoka: palmo, polso, avambraccio, gomito, spalla. Senza rumore. Purtroppo la fip mi ha portato via Bimba (siamesatina tracagnotta e brevilinea) dopo meno di tre anni di convivenza e lei non ne aveva 4. E’ successo il 10.11.2015.
    Non ti capisco, ho vissuto, rivivo e rivivrò ogni singola parola di quanto hai scritto (alberello a parte).
    Anche lei riposa in un angolo fresco e tranquillo e anche lei in compagnia. Troppa.

    Forse non ne ho il diritto, ma adesso Andrea, mi piacerebbe abbracciarti.
    Ciao.

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  2. Non mi sono dimenticato di te Colomba, come potrei ? Ma come il mio solito mi è difficile scrivere qualcosa nel giorno della tua scomparsa ; ma non dimentico… lo sai bene. Oggi proverò a farlo qui, nel blog di Andrea il tuo umano, un mio amico. Riguardo spesso la foto che ti ho fatto quando ci siamo incontrati, e mi ritornano in mente i commenti di qualche conoscente che vedendola diceva “che cosa avrà questa fotografia di speciale non lo capisco, è solo un gatto che non sta molto bene. In definitiva non era un commento sbagliato, si vede benissimo che non eri in forma, ma a quei pochi che lo hanno detto non ho mai risposto ne spiegato nulla. La tua foto non l’ho più mostrata a nessuno. Ci sono posti, case, animali, persone che sono particolari, oserei dire magici. Trasmettono sensazioni particolari, emozioni intense che non si possono descrivere e quando vanno via per un motivo od un altro lasciano vuoti incolmabili. Con me il trucco delle tre carezze non funziona ma non me ne dolgo. Le magie vissute non vanno mai via ne si possono dimenticare.Basta volerlo e tutto ritorna ; persone, suoni , luoghi, animali . L’unica differenza è che fa male e pur sorridendo a quei dolci ricordi gli occhi si velano………Naso – Naso magica Colomba.

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