M’ILLUMINO D’IMMERSO
Buongiorno, buona Domenica.
Stanotte, a Roma, pioveva a dirotto. Ma proprio forte forte, tipo quella cosa che oggi la meteorologia più moderna chiama “bomba d’acqua” e che quando eravamo ragazzini si chiamava “acquazzone”.
Alle 2,00 di stanotte, impavido, ero immerso in una sorta di fiume chilometrico che si chiama GRA (Grande Raccordo Anulare), un’autostrada circolare lunga 69 chilometri che circonda la Capitale.
Quest’autostrada – appunto il GRA – la vedete nella foto qui in alto, scattata proprio stanotte da me stesso medesimo, in barba a tutte le regole della sicurezza stradale mentre ero alla guida della mia Sheila 6.
“Con una pioggia del genere scattare una foto mentre si guida è davvero molto pericoloso” – direte voi.
In effetti il GRA è pericoloso di notte, specie con la pioggia, così buio pesto. È pieno di svincoli, immissioni, uscite, corsie d’emergenza, tutto completamente buio. Ma proprio tutto.
Da tre o quattro anni per tutti i 69 chilometri di quest’autostrada non funziona nemmeno un lampione. Vorrei sottolineare che sul GRA transitano milioni di veicoli ogni 24 ore, 10 delle quali senza alcuna luce.
I lampioni ci sono, badate bene, perfettamente funzionanti fino a tre o quattro anni fa, poi di colpo si sono spenti.
I più attenti di voi avranno notato che nella foto si intravede il cruscotto della mia auto, una FIAT Punto, che il contachilometri segna gli 80 all’ora e, cosa più importante, che i lampioni sono illuminati.
Ecco come dovevo intitolare questo articolo: “FIAT LUX”!
Poco prima di scattare la foto non ero solo immerso nell’acqua della pioggia battente, stanotte, ero immerso anche nel buio e pure immerso nei miei pensieri, pensavo che in quattro anni ne ho sentite di scuse e di spiegazioni: che gli zingari si sono rubati 69 chilometri di cavi di rame perché adesso vale molto, che nessuno se ne era accorto, che nessuno l’ha impedito, che non c’erano i soldi per ricomprarli, che si dovevano prima acquistare lampade a risparmio energetico, che “se só magnati tutto…”, che il Comune di Roma era (è ancora) in deficit, che era colpa dal Sindaco Alemanno, che era colpa di Mafia Capitale, che era colpa del Sindaco Marino, che era colpa del commissariamento del Comune, che la Sindaca Raggi non avrebbe risolto il problema, che nemmeno esisteva il problema, che in fondo le automobili hanno i fari, che ci sono le strisce per terra e basta seguirle.
In realtà mi si fa notare che il GRA è sotto la gestione dell’ANAS e non del Comune di Roma, ma che la responsabilità sia comunale o statale poco sposta il pantano in cui le istituzioni da tre o quattro anni erano immerse fino al collo.
Immerse come noi, milioni di veicoli immersi nel buio, 160.000 ogni giorno, tutti i giorni di ogni settimana, di ogni mese, di ognuno di questi quattro anni.
Quattro anni molto bui, in tutti i sensi, ma anche in quello più letterale.
Ero immerso, stanotte, guidando, in quel buio, immerso pure in questi pensieri.
E d’improvviso da un certo chilometro in poi (il chilometro 37) i lampioni funzionavano.
Chilometri e chilometri di lampioni funzionanti, a migliaia, uno ogni cinquanta metri, tutti accesi. Sembrava di essere negli anni ’80, quando eravamo immersi nel benessere e ci lamentavamo se ogni tanto un lampione non funzionava, uno ogni duecento, miseria ladra!
Non parliamo di ladri.
Anche ora sono immerso, stavolta nei dubbi.
Io non so se la Sindaca Raggi sia immersa in quel pantano o in altri, se l’ANAS le luci le ha pagate coi soldi delle tasse, se la politica statale sia stata di parola o meno, se sia giusto che io sia felice per le luci accese; dovrebbe essere una cosa normale, avrebbe dovuto esserlo pure prima.
Non so se siano più ladri quelli che si sono rubati 69 chilometri di rame o quelli che si sono rubati tutto il resto, compresa la fiducia nel futuro, statale o comunale che sia.
Non so se sia più pericoloso guidare quattro anni al buio o guidare sei secondi con il telefono in mano per fotografare una cosa così inaspettata da sembrarti incredibile.
Sono immerso in un mare di dubbi, ma una cosa la so: so che siamo ancora immersi, tutti, in una melma che chiamare fango è un eufemismo gentile.
Ma quei lampioni che vedete in foto ci hanno acceso, hanno illuminato il pantano in cui siamo immersi e a cui ci stavamo abituando.
Non ho abboccato al facile gioco di parole sui “Raggi” di luce, (e meno male, visto che il GRA è sotto la gestione dell’ANAS), io sono un creativo complicato, perciò ho scelto il titolo che ho scelto: M’illumino d’immerso.
È che ho un debole per Ungaretti, la sapeva lunga.
69 chilometri, o se preferite, quattro anni: comunque la si guardi è lunga.
“Lungaretti”.
Dio maledica chi mi scrive i testi.
Era meglio “FIAT LUX”.
“Punto”.
Andrea Cascioli.

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© 2016 ETICO, BISBETICO, FRENETICO, PATETICO.
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