AFFARI TUOI, FLAVIO.
Lettera aperta a Flavio Insinna.
Di Andrea Cascioli.
Per far arrivare questa lettera a Flavio Insinna, occorrono molte condivisioni.
Vi invito a farla girare.
28 Maggio 2017.
Flavio, comincio dalla fine: tutta questa storia è disdicevole e rivoltante.
Si, hai sbagliato, hai perso la calma in modo esagerato, ti sei dimostrato senza autocontrollo, sei stato presuntuoso, iroso, anche ingenuo, forse addirittura sciocco.
Detto questo, premesso che credo tu sia stato vittima della tua stessa boria, tutto questo (che ti sta accadendo) è disdicevole e rivoltante.
Comunque lo si giudichi, da qualunque angolazione lo si guardi.
Per motivi di concorrenza, per una sfida all’ultimo sponsor e all’ultimo ascolto nella stessa fascia oraria di palinsesto, Antonio Ricci e “Striscia la notizia” attaccano da 10 anni il programma “Affari tuoi”; anni fa anche Paolo Bonolis fu oggetto di attacchi e sottolineature e servizi montati ad hoc. Dovevi aspettarti qualcosa del genere.
Dirai: “Ma non mi aspettavo un tradimento da parte di chi collaborava con me”.
Dipende anche dai conti in sospeso, da come ti sei posto con ognuno di loro; quella boria che si percepisce nell’audio del fuori onda di due anni fa non racconta di un rapporto sempre sereno. Poi, magari, ne basta anche solo uno insoddisfatto, mica devono essere tutti.
E ancora, dirai: “Credevo di poter parlare liberamente, almeno con loro, non pensavo di essere registrato”.
Mica tanto, come vedi.
Ingenuo, dicevo.
Hai ricoperto per anni un ruolo di protagonista televisivo, ne hai vissuto i vantaggi (soldi, successo e occasioni) e certamente conosciuto la parte non vantaggiosa (la mancanza di privacy).
Sarebbe stato opportuno considerare quest’ultima in ogni momento della tua vita di personaggio pubblico.
“In ogni momento” significa anche in un sottoscala o dietro le quinte, o parlando con i tuoi collaboratori.
Flavio, hai sbagliato ad abbassare la guardia. Un uomo pubblico nella tua posizione non può permetterselo, mai.
Non c’è vacanza da quel ruolo di personaggio pubblico, tanto quanto non c’è un luogo sicuro per i suoi discorsi, nemmeno in un sottoscala.
Sei stato presuntuoso; ovvero hai presunto che il ruolo chiave da te ricoperto all’interno di quel programma così tanto seguito ti potesse permettere di trascendere, è probabile che sia accaduto pian piano, negli anni, fino ad abituarti alla veemenza verbale con i tuoi collaboratori, in nome della genuinità e del fine che giustifica i mezzi, “per il bene del programma”.
Ci si abitua, la modalità “di pancia” diventa lentamente la strada più diretta e facile, fino a perdere il controllo, anche se fuori onda.
No, non sono sconvolto dalle espressioni colorite, dal dialetto romanesco assai incazzato, (ma se vogliamo quotidiano, fatto di “cazzi” e “mazzi”) o dal tono esacerbato.
Onestamente, nemmeno dall’espressione “nana di merda”.
Fosse stato un giocatore di pallacanestro alto due metri avresti detto “M’avete dato uno spillungone di merda che teneva sempre il pallone da basket davanti alla bocca mentre parlava”.
È evidente che stavi insultando il criterio di scelta dei partecipanti, che fossero o meno adatti a fare spettacolo.
Mi risulta chiaro che criticavi il modus di lavorare della redazione, e non la signora in sé (tanto quanto un concorrente molto alto giocatore di basket o cento altri soggetti eventuali da ritenere inadeguati).
Altrettanto evidente è che non stavi esortando la produzione a truccare lo spettacolo o la scelta dei concorrenti ma che le tue parole al netto di parolacce e sensi figurati erano da intendersi come un “Certo che pare quasi che ve li siete “capati” per fare brutta figura proprio in una serata lunga e importante, potevamo magari avere un sistema che consentisse di scegliere meglio!”
Nulla di più, soprattutto considerando che si tratta di una conversazione fuori onda, quasi privata (o del tutto privata, non so) e che non avevi rivolto alcun insulto diretto a chicchessia.
Per quanto riguarda chi ti ha registrato e s’è tenuto l’audio 2 anni in un cassetto, la situazione si commenta da sola e appare ovvio che c’è una certa malafede o quantomeno un sentimento di vendetta calcolata nei tuoi confronti.
Tuttavia, Flavio, in questo momento hai contro tutti.
In primis il pool di avvocati di Antonio Ricci, credo. Avranno certamente preventivato le tue prossime mosse, ben prima di mandare in onda il video che ti riguardava, immagino.
Contro di te sono pure i dirigenti RAI che trovano necessariamente più utile prendere le distanze che appoggiarti, come è ovvio per dei burocrati abituati a una carriera protetta dallo status quo, figurati se trovi uno che se la rischia per difendere Flavio l’Oppressore di Nani.
E ancora è presumibile tu abbia contro un certo numero di colleghi, statisticamente non possono mancare dei Giuda inaspettati maestri del voltafaccia. Alcuni di essi ti si riveleranno amici, ma solo in privato, altri getteranno la maschera, rivelando finalmente quanto in realtà già da tempo sopportassero – invidiassero – detestassero – dissentissero.
Poi c’è la parte forcaiola dell’opinione pubblica che non ti perdona una parolaccia, proprio perché sei Insinna e non sei Sgarbi, nei confronti del quale mai si stupirebbero, in quanto abituati.
E ancora hai contro i nozionisti che misurano le parole e non il significato, tanto quanto misurano l’altezza di una concorrente per trovare una colpa anziché lo spessore o il senso d’un ragionamento sulle metodologie redazionali, seppure espresso urlando e in modo poco controllato.
Sono contro di te anche gli invidiosi del denaro che hai guadagnato, i buonisti che si sentono traditi, e anche i non-buonisti, nemici del politically correct che per contratto incarnavi, i quali non si rendono conto cosa significhi essere attore (nel duplice senso di colui che intraprende un’azione e/o che ricopre un ruolo recitato).
Sono contro di te i leoni da tastiera, frustrati e pavidi nella vita reale che agitano mannaie virtuali per sfogare la loro aggressività repressa.
Si, fin qui sento di riconoscerti alcune ragioni, e confermo quanto tutto questo sia disdicevole.
Tanto quanto, devo però ammettere, la tua replica con barba lunga e capelli spettinati e occhiali necessari in cui si rifletteva il foglio degli appunti che stavi leggendo.
Quella per me è il vero scivolone, la prova che non hai consulenti, o che non li ascolti.
Si, vabbè, eri in un turbine, una botta “a caldo”, sai com’è….
Però, Flavio, appellarsi a un benaltrismo in cui l’argomentazione è “la Sanità non funziona e venite a fare le pulci a me?” io lo trovo un errore out of topic: quel tuo video di risposta è emblematico, in esso ti ho trovato di nuovo privo di autocontrollo e pure privo di prudenza.
Sono davvero stupito, ti ho sempre reputato un attore straordinario, molto convincente specialmente nei ruoli drammatici, dovresti avere un controllo perfetto di voce, gesti e personaggio, come puoi perdere la testa con Staffelli, accusare Ezio Greggio di evasione fiscale (vero o meno, ma che c’entra con le tue registrazioni?), pubblicare un video di risposta scapigliato e concitato in cui appari nuovamente poco controllato?
In quel video parli di “sedi opportune” (i tribunali) e poi reputi opportuno apparire concitato, travolto e stravolto sul web?
Era opportuno perdere le staffe due anni fa?
E un sottoscala è una sede opportuna per rimarcare errori redazionali o della produzione?
Ecco, ho cercato di essere obiettivo, di valutare i pro e i contro, ne esce un uomo sconvolto, concitato e stralunato, oggi come due anni fa.
“Questo Paese deve imparare a perdonare…”
No, Flavio, sei tu che devi imparare a gestirti.
Hai avuto un’occasione strepitosa dalla vita. Se ti gestisci male (oggi come due anni fa) sei fuori da quell’occasione.
Questo fa paura, in effetti, e probabilmente è quella paura che ti fa ancora sbagliare approccio. Come una prima teatrale, come una sala ostile da conquistare.
O da riconquistare.
Fai il tuo mestiere, Flavio, respira, calma e gesso, si va in scena.
Sei uno strepitoso attore e rischi di perderti in nome di una guerra di audience.
Sei il testimonial di un’acqua minerale rinomata e sei in predicato di poter eventualmente perdere quella posizione di privilegio.
Hai lavorato una vita e rischi di sputtanare tutto per un po’ di orgoglio davanti al Tapiro d’Oro di Antonio Ricci o alla videocamera destinata al pubblico del web a cui senti il dovere di chiedere “rendete questo video virale”.
Mantieni la calma e la sobrietà, questi sono colpi di testa che si può permettere chi non è troppo in vista, non un personaggio (molto) pubblico.
Rimonta in sella, ma impara a tenere salde le redini.
E i nervi.
Questa storia presto si smorzerà, gli italiani presto inseguiranno un’altra indignazione, un altro caso mediatico, un altro eroe che inciampa.
Devi solo smettere di inciampare, nulla di più.
Al netto di ogni tuo errore, però, oggettivamente, tutta questa storia di gogna mediatica è disdicevole e rivoltante.
Andrea Cascioli.
Per far arrivare questa lettera a Flavio Insinna, occorrono molte condivisioni.
Vi invito a farla girare.

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La lettera non è male. Un po’ prolissa, ma… Però non sono d’accordo su alcune cose che hai scritto. Insinna non potrà mai rialzarsi, qualunque cosa faccia. Nel mondo dello spettacolo non sono ammessi errori. Ne basta uno e sei fuori per sempre. Si è “bruciato”. Inutile la condivisione da te richiesta.
Cordiali saluti.
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Domenico, ciao.
Rispetto la tua opinione, ho autorizzato la pubblicazione del tuo commento, ma non sono d’accordo con quello che hai scritto.
Inoltre la condivisione da me richiesta serve a far arrivare questa lettera aperta al diretto interessato: più condivisioni ha la lettera e più aumenta la possibilità che l’interessato la legga, è una questione matematica, non opinabile.
Da questo punto di vista la condivisione non è inutile affatto.
Che poi a te non interessi condividerla mi pare più che legittimo, ma questo attiene ad un altro discorso, inerente le proprie preferenze ed opinioni, non all’utilità in sé.
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