13 Aprile 2018.
Ieri mattina è stata inaugurata a Torino la mostra per gli 80 anni della promulgazione delle Leggi Razziali in Italia. La mostra è stata promossa dalla Rai e organizzata da Rai Com e dal Festival Cartoons on the Bay diretto da Roberto Genovesi.
È gratuita e durerà fino a tutto Maggio.
160 bravissimi Autori di Fumetti hanno detto la loro. Tra di loro ci sono anch’io.
Questo qui sotto è il mio disegno, il mio contributo per ricordare e meditare su chi eravamo ieri e chi siamo oggi.
Prima che vi affaticate la vista voglio dirvi che più in basso ci sono i particolari ingranditi.

A differenza di alcuni miei colleghi, ho preferito aspettare l’inaugurazione della Mostra prima di pubblicare il mio disegno, per garantire a Cartoons of the Bay l’anteprima. Personalmente mi trovo abbastanza stretto nella posizione “solo” di disegnatore, ma ho saputo che non erano previsti degli scritti sull’argomento da parte di sceneggiatori o scrittori; per questo motivo ho pensato a un trucco che mi permettesse di scrivere ciò che ho da dire circa quest’argomento, così ho pensato a una soluzione grafica astuta e ho disposto alcune parole in modo che potessero formare la data (1938-2018) del periodo di ottant’anni che ci separa da quel vergognoso giorno in cui il Governo italiano sottopose le Leggi Razziali al Re che le avallò firmandole.
Nel mio disegno ho raffigurato il Re Vittorio Emanuele III come era realmente, molto basso, la divisa che indossa è una riproduzione documentata e minuziosa come anche le sue inutili medaglie, persino la penna stilografica che gli ho messo in mano è una OMANS modello Lucens del 1938.

Vittorio Emanuele III fu un Re pusillanime, ebbe scarso buon senso e non fu affatto capace di rifiutare o contenere Mussolini come Primo Ministro, come non fu capace di obiettare le Leggi Razziali, che in Italia colpirono principalmente gli ebrei.
Ancora oggi l’eco di quella scelta scellerata si ritrova nel convincimento popolare: alcuni di noi – fortunatamente meno di ieri – ancora pensano che gli ebrei siano un’etnia, peggio ancora una razza.
Completamente fuorviati dall’impostazione razzista di ottant’anni fa e da quel che ne è conseguito, (non solo lager e forni, ma successivamente barzellette, battute, leggende, maldicenze, pettegolezzi) alcuni di noi ancora non hanno capito che essere ebrei è semplicemente una condizione religiosa, non di etnia o cittadinanza.
Gli ebrei vittime di quelle Leggi orribili erano tutti italiani, ci tengo a ricordarlo.
Sono stati espropriati dei loro averi, deportati, imprigionati, numerati, soggiogati, uccisi.
Non erano diversi da nessuno, era tutta una montatura.

Se pensate che le Leggi Razziali abbiano prodotto danni solo durante la Seconda Guerra Mondiale con le deportazioni sbagliate di grosso. Per certi versi, anche se meno di ieri, gli effetti negativi di quelle Leggi vergognose sono attive ancora oggi; l’evoluzione successiva all’interno dei lager nazisti portò a catalogare come “razze inferiori” i neri, gli omosessuali, le lesbiche, i musulmani, i comunisti, ed ogni categoria reputata scomoda o non allineata.
Oggi, ancora, io sento barzellette sui neri, sugli ebrei, sui musulmani, vedo strizzatine d’occhio divertite quando si parla di gay, di coppie omosessuali o di coppie di etnie miste.
Battute “bonarie”, si tende a specificare. Ma provengono da quel background, e dovremmo ricordarci che era tutta una montatura.
Diciassette anni fa avevo una relazione con una donna, mulatta, italiana nata a Firenze, professoressa di italiano, storia e geografia. Al primo giorno d’insegnamento nel liceo di Grottaferrata è entrata a scuola e la bidella l’ha fermata: “Non compriamo niente”, le ha detto in modo cortese ma arretrato. Era il 2001, ovvero già 63 anni dopo le Leggi Razziali.
Oggi, forse, è addirittura peggio. Con i flussi di migranti e con certi politici che per raccogliere voti raccontano di quanto sia in pericolo la “nostra cultura italiana”, il sentimento nazionale vede crescere nuovamente la diffidenza e la separazione, il trionfo del “loro e noi”. Ovviamente, come nel 1938, la notizia rassicurante è che quelli giusti siamo proprio “noi”. Urrah!
Guai a parlare d’integrazione o favorirla, sei “buonista”. Guai a proporre un dialogo, sei “debole”.
Sono tutti terroristi, assassini, ci rubano il lavoro, delinquono, le carceri sono piene di “loro”.
Sento pareri di gente che per il 90% non ha mai conosciuto un migrante, ma ne ha tanto sentito parlare in TV.
Proprio come ieri, alla radio, ascoltava e credeva a una propaganda di regime.

Come ho spesso scritto su questo mio blog, ci si veste da carnefici per non sentirsi vittime, o come rivalsa nei confronti dei propri eventuali fallimenti.
Si chiama bullismo, ed è tutto qui.
Oggi come ieri questo bullismo adulto è sfruttato da chi ci vuole guadagnare in termini di voti, potere o soldi, ma è tutto qui.
Non esiste il razzismo, non esistono razze, è solo bullismo, come a scuola: diciamo “cicciabomba” a quello grasso, “quattrocchi” a quello con gli occhiali, così si sposta l’attenzione da noi, per evitare che la classe si accorga dei nostri brufoli o dei nostri difetti.
Ci vestiamo da carnefici, felici di farlo, terrorizzati all’idea di essere scambiati per vittime.
Questo sostanzialmente ho scritto nel mio disegno, e alle mie parole ho dato astutamente la forma di una data emblematica: 1938-2018. L’ingrandimento qui sotto vi permette di leggerle.


È cominciata ieri, 12 Aprile, a Torino in occasione di Cartoons on the Bay 2018, la Mostra “1938-2018 Ottant’anni dalle leggi razziali in Italia. Il mondo del fumetto e dell’animazione ricordano l’orrore dell’antisemitismo” proprio nel Museo delle Carceri, proprio tra quelle celle. È gratuita, bellissima, con 160 opere di 160 grandi Artisti del disegno e del Fumetto, fino al primo Giugno.
Portateci i vostri figli, i vostri amici e la vostra coscienza.
Fate che non sia una mostra inutile.
Fate che sia diverso da allora.
Fate una riflessione.
Fate.
Andrea Cascioli.

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