SOFIA SENZA DENTI.
(29 Marzo 2014)

Ieri pomeriggio sono andato a Farfa, nel borgo medievale intorno all’abbazia, una cinquantina di chilometri da Roma.
Una gita, ogni tanto ci vado, c’è anche una bottega di stoffe.
La primavera ieri s’è fatta sentire, era tiepido e i fiori nei vasi di coccio lungo la strada coloravano le botteghe dalle vetrine incastonate nei travi di castagno e di altri legni dell’epoca.
Mentre stavo passeggiando per la via principale (pedonale) ho visto una gatta anziana su un muretto di pietra.
Mi sono avvicinato e gli ho detto ciao.
Mi ha guardato, serena, non è fuggita.
Ho allungato la mano e le ho fatto una carezza.
Alla seconda faceva già le fusa.
Alla terza carezza ha spinto la testa contro la mia mano e d’improvviso ha spiccato un balzo, salendomi sul braccio e raggiungendo la mia spalla, strusciandomi la testa contro la faccia.
Dopo un paio di minuti di strusciamenti s’è accoccolata sul mio collo a mo’ di sciarpa ed è restata lì.
Mi sono messo a camminare e ho raggiunto il negozio di stoffe del borgo, quello di “Don Juan” (io lo chiamo scherzosamente così, “Don Juan De Farfa”), il quale mi ha visto entrare con la gatta a tracolla fra spalla e testa, così credendo che io non la togliessi per paura dell’animale si è offerto di toglierla lui, in quanto la conosce bene.
Nulla, la gatta ha opposto resistenza e non ha voluto scendere, l’ho sentita irrigidirsi ed è rimasta abbracciata al mio collo, tranquillissima ma decisa a non mollare.
Sono rimasto con la micia avvolta intorno al collo mentre il proprietario del negozio di stoffe mi raccontava come la gatta si chiamasse Sofia, era di una signora del borgo che poi è morta.
Sofia vive in strada, è molto dolce e benvoluta da tutti.
Lui stesso ogni tanto provvede a darle da mangiare.
Lo fanno anche altri, precisava.
Sofia è vecchissima, e senza denti.
Nel carezzarla l’ho sentita leggermente magra, e puzzava un pochino.
Non è che stia benissimo, direi. Nemmeno malissimo, però.
Io credo che possa essere ipertiroidea, alla carezza ho sentito la spina dorsale.
Don Juan mi ha detto che le manca poco, non mi ha specificato quanti anni abbia, ma mi ha precisato che è davvero vecchissima.
Insomma, è l’equivalente di una centenaria.
Alla fine ha riprovato a togliermela di dosso e Sofia si è lasciata prendere, docilmente, mi ha mollato il collo ed è scesa.
“Don Juan” l’ha appoggiata sulla soglia del negozio, fuori, e la vecchia micia è rimasta lì a guardarci parlare, seduta, facendo capolino dalla fessura della porta d’ingresso del negozio, contenta di sentire le nostre voci.
La vita è un soffio.
C’è stato un momento, solo un momento ipotetico durato meno di un secondo, in cui io ho adottato Sofia, l’ho portata a casa e l’ho tenuta con me per gli ultimi giorni della sua vita.
Abbiamo giocato, fatto carezze e fusa, dormito insieme, fatto visite dal veterinario, somministrato terapie e forse anche allungato la sua vita.
Solo per un momento, Sofia Senza Denti ha avuto di nuovo una casa, e il mio amore fino alla fine dei suoi giorni.
L’ho accompagnata per l’ultima parte della sua vita e le ho tenuto la zampa fino all’ultimo minuto, quando s’è addormentata felice.
Solo per un istante, non più di un istante, perché Sofia non merita questo.
In quel borgo vive da sempre, e non posso portarla via.
Lei sta aspettando che torni la sua umana, la signora, e ad allontanarsi non ci pensa proprio.
È amica di tutti i gatti del borgo, e chissà quanti sono suoi discendenti.
Prende carezze e cibo non solo da “Don Juan De Farfa”, ma anche da tre o quattro altre persone, me lo hanno assicurato.
E una parola gentile, ogni tanto, dalle centinaia di turisti di quel borgo medievale.
Non è senza casa: il borgo è la sua casa, può andare dove vuole e ci sono anche dei prati, nessuna macchina, muretti alti di pietra bianca da sopra i quali controllare tutto.
Tra poco Sofia Senza Denti si spegnerà, serena, dopo una vita lunghissima vissuta in piena libertà.
Non manca molto.
Spero però che duri ancora qualche mese, che adesso arrivano la primavera e poi l’estate, e quel posto diventa davvero un paradiso per una vecchia gatta che sonnecchia felice al sole, tra i fiori e le travi di legno e i muretti in pietra bianca del borgo medievale di Farfa.
Ma quando diventerà meno caldo, a fine Settembre, quando il vento comincerà a soffiare un pochino più fresco iniziando a promettere tempi autunnali, io troverò una fantastica scusa qualsiasi per giustificare il bisogno impellente e irrinunciabile di una stoffa da comprare assolutamente al negozio di “Don Juan De Farfa”, a cinquanta chilometri da Roma.
Perché la vita è un soffio, ma non di vento freddo.
E ho imparato a controllare il mio calore.
Ma non divento freddo.
Andrea Cascioli.
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© 2014 – 2018 ETICO, BISBETICO, FRENETICO, PATETICO.
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