CAPITOLO UNO: RACCONTA DELL’INIZIO

Fessacchiotto Capitolo 01 new titolo

CAPITOLO UNO
IL CAPITOLO CHE RACCONTA DELL’INIZIO

– Soffrirà?
– Si. Soffrirà.
Fuori si udì un tuono di enorme potenza, vicino, assordante.
Giovedì, 16 Dicembre.
Il giorno prima del ritrovamento del cadavere.
Per la serata il meteo prevedeva dei temporali di grande violenza, e già dal pomeriggio aveva iniziato a piovere quando quella persona entrò nella sala d’aspetto poggiando il suo ombrello gocciolante nel portaombrelli vuoto e sedendosi.
Guardò l’orologio: nonostante il maltempo, era in anticipo di tre o quattro minuti. Prese in mano una rivista, la sfogliò distrattamente con la testa altrove, piena zeppa di pensieri.
Non attese molto.
Dopo pochi minuti si aprì la porta scorrevole e la segretaria fece il suo sorriso di circostanza.
– Il dottore l’attende. Faccio strada.
Allora la persona si alzò poggiando la rivista sul tavolinetto, poi la seguì con tranquillità nel corridoio fino alla porta in fondo dove la segretaria venne ringraziata con un cenno e andò via chiudendo la porta.
Il dottore come al solito era già seduto dietro la scrivania. Alzò gli occhi e salutò, distaccato, come da protocollo.
– Felice di rivederla – disse indicando le due poltroncine di fronte a sé. – Si accomodi.
Una volta preso posto però la persona non disse nulla per almeno un paio di minuti, sedeva immobile sulla poltroncina con le braccia conserte, a gambe accavallate e con il busto un po’ all’indietro, però non appariva una postura sfrontata o beffarda, il suo non era affatto un atteggiamento di sfida: stava lì a pensare con lo sguardo fisso sul portapenne come se guardarlo fosse importantissimo.
Pareva proprio molto interessata al portapenne, la persona.
Silenziosa.
Durante tutto il tempo il dottore rimase immobile, in attesa, senza minimamente stupirsi oppure forzare la situazione, guardando con occhi senza emozione la figura che aveva di fronte. Pareva accettare che la conversazione potesse anche contemplare dei tempi morti, e attendeva un inizio. Che alla fine arrivò.
– Ci ho pensato, dottore.
– Ha valutato la mia proposta?
– Escluderei l’ipnosi, non accetterebbe. – affermò tenendo sempre gli occhi sul portapenne.
– Va bene. In fondo è anche meglio. Preferisco che sia cosciente, ci metteremo solo un po’ di più. Avete già parlato?
– Non ancora, ma è solo questione di tempo. Dovremmo vederci a breve.
– Sia convincente.
– Lo sono sempre.
– Sospetta qualcosa?
– Non credo, non sembra, almeno.
– Lo scopra.
La figura si accomodò meglio sulla poltrona. Finalmente alzò gli occhi e accennò pure un sorriso.
– Si fida, la difficoltà sta nel tempo. Occorre essere cauti, usare una certa prudenza.
– Bene. Non abbiamo fretta. L’essenziale è raggiungere lo scopo.
– Dovrò fare in maniera che desideri la cosa spontaneamente, solo in questo modo e con i giusti tempi il piano avrà successo, perché temo che in caso di rifiuto non ci sarebbe una seconda chance.
– D’accordo. Agisca in modo che venga qui, desidero un confronto diretto.
– Soffrirà?
– Si. – fece il dottore, gelido. – Soffrirà.
Fuori si udì un tuono di enorme potenza, vicino, assordante.
Solo qualche ora dopo il tempo peggiorò, verso sera si alzò il vento facendo sbattere le imposte delle abitazioni, scuotendo con violenza cartelloni pubblicitari, asciugando le strade, portando con sé nuove nuvole nere cariche di minacce.
Quando la sera diventò notte non pioveva ancora, però la città era preparata e aspettava, con gli abitanti rintanati nelle case al sicuro dietro le imposte serrate.
In strada il vento smorzava un grido disperato che nessuno sentì.
– Non puoi farmi questo! Non mi fare morire!
C’era una donna in ginocchio sul marciapiede.
Si accasciava lentamente per il dolore tenendosi l’addome.
Così chinata in avanti andò a sbattere la fronte contro il selciato, la figura che la sovrastava s’allontanò di un passo mentre la osservava morire piano piano.
Scalciava, stesa a terra.
Ruppe un tacco.
Perse la scarpa.
Strusciò l’orecchio sull’asfalto ruvido voltando la testa a guardare ancora verso l’alto, con gli occhi spalancati dal terrore.
Poco dopo iniziò a piovere in quegli occhi.
Non li chiuse.

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Il prossimo capitolo racconterà della donna morta.
Pioverà a dirotto, sarete in strada a notte fonda.
Avrete la pioggia negli occhi, ma vedrete quell’uomo.
In una notte senza colori, dovrete cercare di capire il suo gesto.
Comincerà così e non si fermerà tanto presto, sarà solo l’inizio.

LO SCRITTORE, I SUOI GATTI E UN MISTERO
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