
PERCHÉ TANTO ODIO?
Nell’ultima settimana ho letto sul web discussioni di fuoco su Cesare Battisti, su Matteo Salvini, su Baglioni che osa affermare una sua opinione, su un editto della nuova Direttrice di Raiuno che promette di cacciarlo per vendetta…
Mai visto tanto odio come in questi tempi.
Il web rispetto alla televisione offre il modo di dire la propria, e non sempre è un’opinione, a volte è uno sfogo senza senso di responsabilità.
Con una semplicità estrema giudichiamo chi è imputato, condanniamo chi è innocente, assolviamo chi è colpevole.
Con una semplicità estrema decidiamo cosa è meglio, cosa è peggio, siamo capaci solo di rimarcare i nostri diritti e i doveri degli altri, ma mai il contrario.
Con una semplicità estrema sappiamo infierire, massacrare, applaudire a comando in nome di un leader travestito da poliziotto, di una Santità religiosa o di un intellettuale falsamente altruista, siamo sempre pronti a schierarci, asserviti a frasi fatte da citare, filastrocche da recitare, a un feticcio da adorare, a un ideale mal percepito o addirittura raccontato male.
Pubblichiamo post scritti da altri, sventoliamo bandiere inventate da altri, condanniamo in base a sentenze emesse da altri, rimarchiamo regole e leggi che sostengono il nostro interesse, sempre pronti a infrangerle se invece si rivelassero scomode per noi.
Agitiamo il Vangelo a passo dell’oca ma mettiamo in pratica il contrario della fratellanza, ci autoproclamiamo comunisti e in comune con gli altri non offriamo nemmeno i nostri rifiuti, ci schieriamo come sovranisti e recitiamo a memoria frasi come “credere, obbedire, combattere” però non crediamo in nulla di scomodo, non obbediamo a nessun obbligo che ci pesi, e quando si tratta di combattere, l’idea ci fa paura, pavidi più di un coniglio, perennemente in fuga da qualsiasi responsabilità, vili campioni di un torneo di Scaricabarile del quale non sappiamo nemmeno riconoscere la nostra predisposizione attitudinale.
Scriviamo fiumi di parole in nome della politica ma il 40% di noi non va a votare, invochiamo la certezza della pena ma non abbiamo pena di chi non ha certezze.
Odiamo, ebri della nostra certezza di essere sovrani, indotta da proclami e slogan che promettono “Prima noi, dopo loro!”.
Ma prima di che?
Ma dopo quando è?
Mentre siamo i lacchè di qualcuno, puntiamo il dito su un mondo di presunti lacchè, mentre spergiuriamo, bugiardi, accusiamo gli altri di mentire, mentre rubiamo, noi denunciamo che è un mondo di ladri, di corrotti, di opportunisti; ma lo facciamo solo al momento opportuno, nel modo più opportuno per noi.
Puntiamo il dito, ma mai lo alziamo, mai facciamo un passo avanti per dire “sono stato io, ho sbagliato, è responsabilità mia”, in quanto ci sembrerebbe un’ammissione di colpa.
Nemmeno siamo capaci di capire che c’è una differenza tra colpa e responsabilità.
E la questione è tutta qui, in questa differenza non percepita.
Nulla è messo in dubbio se proviene dalla nostra fazione, in quanto è rassicurante essere “i buoni”.
Tutto è messo in discussione ed è un complotto se proviene dagli “altri”, in quanto è ugualmente rassicurante che essi siano “i cattivi”.
Così non siamo in colpa, non abbiamo colpa, nessuno può farcene una colpa, noi non sappiamo cosa sia la colpa, noi non pagheremo mai il prezzo di una colpa.
Soprattutto se la colpa è degli altri.
Comunisti, cattolici, fascisti, atei, stranieri, migranti, clandestini…
“Ecco, clandestini!”
“È vietato, no?”
“È una colpa!”
“Visto? Lo vedi che ho trovato una colpa?”
“È colpevole chi li difende, certamente ci lucrano, colpevoli anche loro!”
“E allora, i fascisti? La Storia li ha condannati! È una colpa!”
“I preti? Pedofili, tutti tutti tutti!”
“La pedofilia è un reato, quindi ogni prete ha una colpa!”
“D’altronde, tutti discendiamo da quei due mangiamele e quindi tutti abbiamo ereditato La Colpa!”
Così siamo noi: giudici perentori pur di non sentirci imputati.
Carnefici inflessibili per non sentirci vittime.
Ecco perché tanto odio.
Ecco perché parliamo spesso di colpe e poco di meriti.
Questo è il mio pensiero e me ne assumo la piena responsabilità.
Non fatemene però una colpa.
Questo nostro popolo è perfettamente rappresentato dalle tre persone nella foto; tutti e tre non vogliono o non possono prendersi le loro responsabilità.
l’Italia è il Paese di un partito che ruba 49 milioni di euro e poi si traveste da poliziotto, è il Paese di chi può cantare ma a cui non è consentito parlare, è il Paese di chi fugge per 40 anni e appena viene catturato dice di essere malato e ormai stanco di fuggire.
Saremmo migliori se iniziassimo a pensare che esiste differenza tra responsabilità e colpa, non sono affatto sinonimi.
Perché la prima è una previsione di conseguenze modificabile, la seconda è percepita come una condanna senza appello.
Ma siamo cattolici, e di una certa influenza sulla nostra cultura questa cosa ha responsabilità.
Non colpa, responsabilità.
Andrea Cascioli.
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